Quando si parla di microbiota, si fa riferimento a tutti quei microrganismi che vivono all’interno del corpo umano. Il numero dei geni di tali microrganismi, supera quello dei geni umani.
E’ come se fossimo noi gli ospiti dei microbi e non viceversa.
Il microbiota ha un ruolo chiave nella regolazione del nostro organismo.
Le persone che hanno un minor numero di microrganismi, sono più suscettibili ad accumulo di grasso, insulino-resistenza e patologie autoimmuni.
Già nel 1958, si osservò in un gruppo di bambini denutriti, che l’intero microbiota era alterato; essi furono trattati con antibiotici e yogurt contenente Lactobacillus bulgaricus.
Migliorarono le condizioni di questi bambini e si riducesse il tasso di mortalità.
Gli acidi grassi a corta catena (SCFA) che sono prodotti dei microrganismi che si trovano nell’intestino, hanno delle importantissime funzioni:
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- Principale fonte energetica per le cellule
- Stimolano la produzione di ormoni a livello intestinale
- Agiscono a livello cerebrale per regolare lo stimolo della fame
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La quantità di acidi grassi a catena corta, presente in ogni individuo, dipende però dalla dieta; ovvero dalla quantità di cibo che si assume giornalmente.
Questi grassi sono implicati nello sviluppo del diabete ma, la causa non è da attribuire a tali grassi, bensì alla quantità calorica assunta quotidianamente.

La composizione del microbiota intestinale, ha un ruolo chiave nel determinare la capacità che i batteri hanno di fermentare (digerire) i carboidrati non digeribili e le fibre.
Se confrontati due soggetti, sottoposti all’assunzione della stessa quantità di carboidrati non digeribili e fibre, la differenza tra i due la fa la composizione dei loro microbiota.
Infatti un microbiota sano (nell’immagine il soggetto a sinistra) ricava la giusta quantità di energia, mentre un microbiota non in salute (il soggetto che è rappresentato a destra), induce ad un maggiore accumulo di energie e conseguentemente all’accumulo di grasso.
Gli acidi grassi a corta catena possono inoltre agire su molecole che controllano il consumo di energia da parte del copro, agiscono su molecole che controllano l’immunità, l’infiammazione, la formazione di nuove cellule di grasso.
Il controllo della sensazione di fame e digiuno, non dipende solo dal cervello, come un tempo si pensava ma anche dal microbiota intestinale.

L’intestino ed il cervello comunicano tra di loro attraverso il sangue ed i nervi.
Di conseguenza, gli acidi grassi a catena corta, presenti nell’intestino, sono capaci di inviare segnali al cervello, tramite il nervo vago ed agiscono su quelle molecole che devono sopprimere la sensazione di fame.
Ma possono anche indurre la produzione di una sostanza (GLP-1) che stimola le cellule del pancreas a produrre insulina.
Da recenti studi è stato dimostrato che l’elevata produzione di GLP-1, che si osserva in soggetti con insulino-resistenza, porta anche all’accumulo dell’ossido nitrico, sostanza proinfiammatoria.
I batteri intestinali possono produrre neurotrasmettitori ed influenzare la loro attività, inoltre sono implicati nella determinazione di patologie che colpiscono il cervello come demenza senile, Alzheimer, depressione, ansia, Parkinson.
Quindi il microbiota intestinale, modulando l’asse intestino-cervello, ha un controllo sull’assunzione di energia attraverso il cibo, tanto in condizioni fisiologiche quanto in condizioni patologiche.

Figura 3. Fattori esterni che influenzano il microbiota intestinale
Fattori esterni quali l’alimentazione, l’esercizio fisico, gli antibiotici, la genetica, influenzano il microbiota e questo ultimo a sua volta influenza la produzione di molecole che agiscono su vari organi e tessuti; agendo quindi sulla regolazione del glucosio, sull’infiammazione, sulla termoregolazione, ecc,.
Per cui è di fondamentale importanza avere cura del proprio intestino.
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Fonti:
Microbial regulation of organismal energy homeostasis. Patrice D. Cani et Al. Nature Metabolism | VOL 1 | JANUARY 2019 | 34–46.