In Italia il 25,2% di bambini e adolescenti tra i 3 e i 17 anni è in condizione di obesità, ovvero 2 milioni e 130 mila.
Sono circa 5 milioni gli italiani che si trovano in condizione di obesità.
L’obesità è caratterizzata da un eccessivo accumulo di massa grassa per sbilanciamento tra fattori ambientali, comportamentali, genetici, psicologici, neuro-ormonali.
Nei fattori ambientali rientrano le condizioni economiche e sociali e quindi lo stato sociale e la disponibilità di cibo, abitudini alimentari, perdita di sonno e presenza di inquinanti che vanno a modificare gli equilibri ormonali.
Oggi si parla di Globesity (Global-Obesity), un fenomeno su scala mondiale.

L’obesità nella maggior parte dei casi è frutto di un’alimentazione ricca in grassi, zuccheri e sale.
In passato si considerava il tessuto adiposo come un magazzino in cui si accumulava il grasso, ma così non è; infatti oggi si considera un vero e proprio organo con diverse funzioni.
Il tessuto adiposo può produrre delle adipochine che sono coinvolte nei processi di immunità e di infiammazione. Si può considerare l’obesità come una condizione pro-infiammatoria.
Le adipochine influenzano le risposte del sistema immunitario e contribuiscono a determinare un basso grado di infiammazione, ovvero infiammazione cronica.
Tra esse vi sono la leptina, la resistina e la visfatina che hanno attività pro-infiammatoria e all’aumentare della massa grassa aumenta la loro concentrazione. Diversamente funziona l’adiponectina che è antiinfiammatoria e la sua produzione si riduce nei pazienti obesi.
La leptina inoltre induce lo stimolo della sazietà e del consumo energetico. Però nei soggetti obesi, si verifica resistenza alla leptina, cioè essa non è in grado di mandare più il segnale della sazietà con conseguente aumento del peso.
Diete ricche in cereali e legumi possono causare leptino resistenza perché, in quegli alimenti sono presenti le lectine, proteine che si legano alle antenne della leptina causando non solo resistenza ma attivano anche il sistema immunitario riconoscendole come sostanze estranee.

C’è una relazione tra obesità e patologie autoimmuni. In entrambe vi è la presenza di uno stato infiammatorio.
In pazienti in cui coesistono obesità ed artrite reumatoide c’è un maggiore rischio di sviluppare anticorpi anticitrullina.
Alti livelli di leptina in soggetti obesi, soprattutto nelle donne, rappresentano un maggiore rischio nello sviluppo della sclerosi multipla, malattia infiammatoria cronica in cui c’è perdita di mielina, ovvero il rivestimento delle cellule nervose.
La condizione di obesità, va a peggiorare i sintomi di psoriasi ed artrite psoriasica quando tali patologie sono presenti in associazione.
Il diabete di tipo 1, malattia autoimmune che si manifesta in bambini ed adolescenti, in cui vi è la distruzione delle cellule β del pancreas. Se ad esso si associa anche uno stato di obesità, le adipochine prodotte dal tessuto adiposo, aumentano il danno, perché inducono l’ulteriore distruzione delle cellule β.

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Per approfondimenti:
https://www.istat.it/it/archivio/234930
https://www.karger.com/Article/Abstract/447777