Negli ultimi due decenni, c’è stata una crescita costante di malattie associate all’ingestione di glutine.
La maggior parte delle proteine del grano, oltre l’80% del totale, sono le gliadine e le glutenine, che contribuiscono a formare il glutine, una rete proteica che conferisce elasticità al pane e agli impasti.
Il grano è uno dei cereali più importanti, che fornisce energia e nutrienti a miliardi di persone in tutto il mondo.
Oltre al suo valore nutritivo e alla capacità di crescere in un’ampia gamma di condizioni ambientali, un’altra ragione del successo del grano è il glutine, che ha proprietà uniche, permettendo all’impasto di dare origine a una varietà di prodotti come il pane, numerosi prodotti da forno, e pasta.

I disturbi correlati al glutine sono diversi: la celiachia, l’allergia al grano e la sensibilità al glutine non celiaca (NCGS).
La celiachia è una patologia di tipo autoimmune, che colpisce l’intestino ed è innescata da alimenti contenenti glutine in soggetti predisposti. ll glutine è resistente alla completa digestione nel tratto gastrointestinale a causa dell’elevato contenuto di gliadine e glutenine.
Quando le proteine del glutine vengono consumate da individui suscettibili, si innesca una cascata di reazioni immunitarie, con conseguenti disfunzioni intestinali e sindromi correlate al glutine.
L’idea generale è che la gliadina può causare un aumento transitorio della permeabilità intestinale indipendentemente dallo stato della malattia.
L’aumento della permeabilità intestinale a sua volta, favorisce l’accesso della gliadina e di altri antigeni all’interno dell’intestino, ed il corpo si difende attivando il sistema immunitario.
L’allergia al grano è caratterizzata dalla produzione di anticorpi IgE contro le proteine del grano e dallo sviluppo di sintomi di allergia alimentare di tipo immediato.
La NCGS, chiamata anche sensibilità al glutine, è stata descritta per la prima volta nel 1978 ma non è stata riconosciuta dai medici fino al 21° secolo. È caratterizzata da sintomi intestinali ed extra-intestinali associati all’ingestione di alimenti contenenti glutine, in soggetti non affetti né da celiachia né da allergia al frumento.
I sintomi gastrointestinali più comuni riportati dai pazienti con NCGS sono dolore addominale, gonfiore e cambiamenti nelle abitudini intestinali. I sintomi extra-intestinali più comuni includono stanchezza, mal di testa, mente annebbiata, ansia, manifestazioni muscoloscheletriche e cutanee. I sintomi gastrointestinali possono comparire ore o giorni dopo l’assunzione dei componenti del grano.
L’incidenza della sensibilità al glutine non celiaca è aumentata nel corso degli ultimi anni, ed è alleviata da una dieta priva di glutine (GFD) in pazienti in cui la celiachia e l’allergia al grano sono state escluse.
Inoltre i sintomi si possono verificare non solo a causa dell’ingestione delle proteine del glutine, ma anche a causa di altri potenziali componenti correlati al grano.
Come i FODMAP e gli ATI, che potrebbero agire come fattori scatenanti di alcune manifestazioni cliniche nei casi di NCGS, intestinale o extra-intestinale o entrambi.
Su questa base, alcuni autori hanno indicato che la terminologia “sensibilità al grano non celiaco” può essere più appropriata, in quanto componenti diversi dal glutine potrebbero essere implicati nella malattia NCGS.
Gli ATI (inibitori dell’amilasi-tripsina) sono un gruppo di proteine resistenti alle proteasi gastrointestinali.
Si tratta di molecole che hanno il potenziale di attivare il sistema immunitario innato nell’NCGS e innescare una reazione infiammatoria.
I FODMAP (Oligosaccaridi, disaccaridi e Monosaccaridi e polioli fermentabili), sono carboidrati presenti in molti alimenti, incluso il grano.
Il corpo umano non dispone di enzimi per abbattere i FODMAP, che vengono assorbiti lentamente nell’intestino tenue e passano non digeriti nell’intestino crasso, dove vengono rapidamente fermentati dai batteri intestinali, producendo gas e provocando l’allungamento delle pareti intestinali.
I FODMAP potrebbero scatenare sintomi in diversi disturbi gastrointestinali, inclusa NCGS.
La rimozione dei FODMAP dalla dieta ha causato un miglioramento dei sintomi gastrointestinali nella NCGS e nella sindrome dell’intestino irritabile.
Inoltre, i pazienti con NCGS hanno riportato la remissione dei sintomi a seguito di una dieta a basso contenuto di FODMAP.

Il trattamento per la gestione della NCGS è la dieta senza glutine, che migliora le manifestazioni cliniche sia a livello intestinale che extra-intestinale.
Dopo il trattamento con un alimentazione senza glutine, c’è stata riduzione delle sostanze proinfiammatorie e del danno delle cellule epiteliali, dimostrando un legame tra dieta contenente grano, una barriera intestinale disfunzionale e attivazione immunitaria nella NCGS.
Inoltre, la disbiosi intestinale sembra contribuire alla disfunzione della barriera epiteliale e alla risposta infiammatoria associata al glutine, contribuendo così allo sviluppo della NCGS.
Però i pazienti con NCGS possono avere diverse soglie di tolleranza al glutine che dovrebbero essere valutate per determinare se è necessaria una rigorosa dieta senza glutine, oppure può essere concessa una dose adeguata di glutine, tollerata dal paziente.
Tuttavia, bisogna prestare attenzione a questa dieta, poichè è stata associata a un basso apporto di antiossidanti naturali e micronutrienti.
Numerosi studi stanno valutando strategie alternative volte a ridurre le concentrazioni di glutine negli alimenti o mitigare gli effetti tossici del glutine.
Una di queste, potrebbe essere l’assunzione dei polifenoli.

È stato dimostrato che questi composti esercitano benefici per la salute grazie alla loro attività antiossidante e anche alle proprietà antibatteriche, chelanti del ferro, antinfiammatorie e immunomodulatorie.
I polifenoli sono i componenti di origine vegetale più comuni nella nostra dieta.
Sono presenti in una varietà di alimenti come frutta, verdura, cereali, legumi e bevande come tè, caffè e vino.
La distribuzione dei polifenoli negli alimenti e nelle bevande di origine vegetale non è uniforme, poiché il loro contenuto dipende da numerosi fattori genetici, ambientali e tecnologici. Inoltre, l’assunzione di polifenoli varia a seconda dell’area geografica, probabilmente a causa delle diverse abitudini alimentari
Esistono prove che i polifenoli sono in grado di prevenire, ritardare o persino invertire l’infiammazione cronica, supportando la tolleranza e la riparazione dei tessuti in una varietà di malattie infiammatorie, compresi i disturbi intestinali.
Si stanno studiando sempre di più gli effetti dei polifenoli come possibili strategie dietetiche per contrastare gli effetti tossici del glutine, con conseguente miglioramento della qualità della vita dei pazienti con malattie intestinali correlate al glutine.
È stato dimostrato che i polifenoli si legano preferenzialmente alle proteine del glutine.
Questi complessi consentono il sequestro della proteina e le impediscono di interagire con l’ambiente intestinale. Infatti l’infiammazione persiste solo fino a quando i peptidi del glutine sono liberi di raggiungere la mucosa intestinale.

Estratti ricchi di polifenoli di foglie di carciofo, mirtilli rossi, mele e foglie di tè verde hanno modulato l’immunogenicità e l’allergenicità delle proteine del glutine.
I disturbi correlati al glutine sono caratterizzati da infiammazione intestinale cronica con aumento della produzione di sostanze infiammatorie.
Questa condizione a sua volta può alterare la permeabilità intestinale e produrre grandi quantità di specie reattive dell’ossigeno (ROS), ovvero radicali liberi.
Lo squilibrio tra la produzione di radicali liberi e i sistemi di difesa del corpo anti-radicali liberi, è a favore dei radicali liberi, generando così stress ossidativo e danni cellulari.
I polifenoli, influenzano la risposta infiammatoria e inibendo l’attivazione di sostanze pro-infiammatorie.
Questi risultati hanno dimostrato che i polifenoli possono migliorare la salute dell’intestino, anche nel quadro delle malattie legate al glutine, preservando le cellule intestinali dall’aggressione ossidativa e dall’infiammazione innescata dalle proteine del glutine.
Studi in vivo e in vitro hanno suggerito che il tè verde e il suo principale componente polifenolico, l’EGCG, possono mitigare il danno alla mucosa dell’intestino tenue e ridurre la produzione di citochine infiammatorie, diminuendo lo stress ossidativo nelle cellule epiteliali.
È interessante notare che polifenoli come licopene, tirosolo e quercetina hanno inibito la risposta infiammatoria alla gliadina.
Nei pazienti con colite ulcerosa, la somministrazione orale di capsule di curcumina in combinazione con una terapia standard è risultata superiore alla sola terapia standard nell’indurre la remissione della malattia.
Quindi i polifenoli hanno un potenziale funzionale e terapeutico in vari contesti patologici, comprese le malattie legate al glutine.
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