Negli ultimi 15 anni sugli scaffali dei supermercati abbiamo assistito alla comparsa dei novel food, ovvero alimenti che hanno origine a partire da nuovi ingredienti, mediante l’uso di biotecnologie, oppure che sono sottoposti a processi tecnologici moderni.
Tra i novel food rientrano la carne sintetica e le farine di insetti.

Nel linguaggio comune, viene impropriamente utilizzata la definizione “carne sintetica”.
Per sintetico, infatti, si intende qualcosa che è risultato da una sintesi (creato in laboratorio da zero) che avviene al di fuori di un organismo vivente.
Piuttosto dovremmo parlare di carne coltivata, che è un tipo di carne prodotta in laboratorio a partire da cellule animali.
Attualmente la carne coltivata è un prodotto che nasce a partire da cellule animali che vengono prelevate tramite una biopsia e fatte crescere su un terreno, cioè una soluzione ricca di nutrienti.
Tali cellule vengono inserite poi in un bioreattore.
Il bioreattore o fermentatore è un dispositivo in grado di fornire un ambiente adeguato alla crescita di microrganismi.
Esso infatti, è in grado di assicurare una condizione di sterilità e fornire alle cellule tutto ciò di cui necessitano, permettendo allo stesso tempo di monitorare in maniera semplice e veloce tutti i parametri di crescita.
Tali parametri sono la temperatura, il pH, l’ossigeno e la quantità di nutrienti.
Dopo la crescita, in piastra le cellule staminali, che non presentavano alcuna specializzazione, si differenziano in una cellula di interesse, nel caso specifico in una cellula muscolare.
Dalle singole cellule, messe insieme, si costituisce poi un tessuto che darà quindi origine a quello che sarà il prodotto finito.
La ricerca, in questi anni, si è concentrata per rendere questo processo riproducibile su larga scala.

La carne coltivata è sicura per la nostra salute?
Dal punto di vista della sicurezza alimentare, il consumo di carne coltivata non rappresenta un rischio per la salute umana.
Crescendo in un ambiente controllato si riduce il rischio di malattie di origine animali e non c’è la necessità di impiegare antibiotici.
Dal punto di vista etico, potrebbe rappresentare un problema, perchè viene utilizzato il siero fetale bovino, come ingrediente del terreno di coltura per le cellule.
L’impatto sul piano socio-economico: abolire gli allevamenti intensivi potrebbe comportare una riduzione delle persone attualmente impiegate.
E’ necessario individuare tutte le possibili soluzioni che possono apportare vantaggi all’ambiente, al benessere degli animali e alla salute umana, compresa la carne coltivata.
E riguardo alle farine di insetti?
L’Unione Europea ha dato il via libera ai prodotti che contengono non solo farina di grillo (Acheta domesticus), ma anche alle larve della farina, alla ocusta migratoria e alla larva gialla, vendute surgelate, in pasta o essiccate.
La farina di grillo è il prodotto più camuffabile all’interno di dolci, pane o biscotti.
Ma uno dei dubbi più frequenti sugli alimenti a base di insetti e in particolare sulla farina di grilli, riguarda la loro sicurezza.
Possiamo mangiarli senza alcun rischio per la salute?
La farina di grilli, si ottiene macinando proprio le larve dei grilli, tramite una tecnica di allevamento e produzione molto precisa, quindi non si utilizzino i grilli selvatici.
Dal punto di vista sanitario non ci sono organismi patogeni, micotossine, metalli pesanti o idrocarburi all’interno di tale prodotto.
Questa farina è ricca di proteine, ne contiene oltre il 65% ad alto valore biologico.
Risulta anche ricca di fibre, calcio, vitamina B12, ferro, fosforo e sodio; e può essere utilizzata per fare qualunque tipo di alimento come biscotti, dolci, pane, pasta.
La tecnica di produzione è stata valutata e validata dall’Efsa (Autorità Europea per la sicurezza alimentare).
L’unico problema potrebbe essere rappresentato dalla chitina, proteina contenuta nel carapace dei grilli che, nelle persone allergiche, può dare manifestazioni che vanno dal semplice eritema cutaneo allo shock anafilattico, come vale per molti altri prodotti (arachidi o crostacei ad esempio).
Secondo la Normativa UE emessa negli ultimi anni solo alcuni insetti sono stati regolamentati e solo alcune ditte sono autorizzate all’immissione nel mercato di prodotti derivati.
Inoltre deve essere indicata in etichetta la loro presenza.
I prodotti alimentari che li utilizzano come ingredienti dovranno anche riportare l’indicazione che possono provocare reazioni allergiche nei consumatori con allergie note ai crostacei e ai prodotti a base di crostacei e agli acari della polvere.
Tale indicazione dovrà figurare accanto all’elenco degli ingredienti.
Che le popolazioni asiatiche mangiassero cavallette, coleotteri e formiche non è cosa nuova, ma siamo davvero pronti ad accogliere anche in Italia prodotti a base di insetti, come la farina di grilli?
