Oramai è certo che l’alimentazione vada ad influenzare la nostra salute, determinando la capacità di un individuo di ammalarsi oppure no; poiché l’alimentazione è in grado di modificare la capacità di risposta del sistema immunitario ad uno specifico “intruso”.
Immagina di essere a teatro per assistere ad un’esibizione di tango.
Una danza passionale dove i movimenti dell’uomo-azione, si confondono con quelli della donna-reazione.
Il ballerino, saldo e deciso, determina attraverso il suo corpo, quello che sarà il passo successivo della ballerina.
Il tango è un dialogo in continua evoluzione, un continuo cercarsi e respingersi, senza mai perdersi.
Potremmo paragonare il tango ad una reazione chimica dove il reagente-uomo e il reagente-donna, determinano la formazione del prodotto (tango).
L’interazione tra la nutrizione ed il sistema immunitario è proprio come il tango.
Il nostro stato nutrizionale, la tipologia e quantità di nutrienti e la modalità di assunzione del cibo, influiscono sul funzionamento del sistema immunitario;
Al contrario, il sistema immunitario influisce sul metabolismo, sui bisogni nutrizionali e sulla risposta fisiologica al cibo.
Nei paesi occidentalizzati, è elevata l’incidenza delle malattie autoimmuni, ascrivibile all’elevato apporto di calorie totali, grassi e zuccheri aggiunti, e al basso apporto di fibre e allo squilibrio di acidi grassi nella composizione della dieta.
Quando si presenta un’infiammazione, si attiva il sistema immunitario ma come esistono sostanze che lo attivano, ci devono anche essere delle sostanze che lo spengono portando alla risoluzione dell’infiammazione, ovvero la guarigione del tessuto infiammato.
Al centro di questo ampio sistema di segnalazione, ci sono gli acidi grassi polinsaturi (PUFA) delle serie omega-6 e omega-3 che fungono da substrati per la sintesi di molecole di segnalazione.
L’alimentazione occidentale è diventata molto ricca in omega-6 a discapito degli omega-3.
Gli omega-6 sono quei grassi che portano alla formazione dell’acido arachidonico che a sua volta forma prostaglandina e leucotrieni con azione proinfiammatoria.
Gli omega-3 invece, sono capaci di ridurre la quantità di acido arachidono e di favorire la formazione di prodotti antiinfiammatori come le resolvine, le maresine e le protectine.
Queste sostanze antiinfiammatorie, si formano a partire dagli acidi EPA e DHA.
L’uso di tali sostanze nell’artrite reumatoide, riduce il leucotriene B4, rilasciato dai neutrofili, fattore chiave dell’artrite infiammatoria.
Ciò porta ad un ridotto uso di antinfiammatori non steroidei, un miglioramento del dolore, della dolorabilità articolare e un miglioramento fisico generale.

Il microbioma può essere influenzato positivamente dai componenti presenti negli alimenti.
É noto che le fibre di frutta, verdura e cereali sono un’importante fonte di energia per i batteri che, attraverso la fermentazione, portano alla produzione di acidi grassi a catena corta (SCFA) come nutrienti essenziali per l’uomo.
Le fibre hanno il compito di mantenere l’omeostasi (equilibrio) intestinale migliorando la funzione della barriera epiteliale, inibendo la citotossicità indotta da agenti patogeni e prevenendo la colonizzazione con batteri patogeni.
L’assunzione di fibre può anche migliorare una patologia poiché, una dieta ricca di fibre favorisce la diversità microbica e la produzione di SCFA;
previene la fermentazione di proteine e aminoacidi, con conseguente riduzione del rischio di cancro del colon-retto e della malattia di Crohn.
Inoltre, gli SCFA vengono assorbiti e distribuiti in tutto il nostro corpo attraverso la circolazione sanguigna e quindi possono anche prevenire patologie extra-intestinali.
Le fibre quindi sono un potenziale strumento per la prevenzione delle malattie.
In conclusione, tutto quello che mangiamo può influenzare positivamente o negativamente il lavoro del sistema immunitario e questo ultimo a sua volta può impedire o favorire lo sviluppo di una patologia tra cui quelle autoimmuni.
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