Cosa è la vitamina D
La vitamina D è un ormone – non ormone, nel senso che la sua struttura è un ormone, però non è prodotta da una ghiandola endocrina.
Si attiva per esposizione alla luce solare, infatti nella nostra pelle c’è una molecola (il 7-deidrocolesterolo) che durante l’ esposizione ai raggi solari si trasforma e diventa vitamina D3.
Questa attraverso il sangue (trasportata dalla proteina DBP) arriva al fegato e subisce una prima trasformazione, da qui giunge al rene dove viene nuovamente trasformata in forma attiva (1,25 diidrossicolecalciferolo), che è la forma che svolge numerose azioni nel nostro corpo.
In natura ci sono due tipi di vitamina D: il colecalciferolo di origine animale (Vitamina D3) e l’ergosterolo di origine vegetale (vitamina D2).
Noi possiamo produrre la D3 quando ci esponiamo al sole, ed introduciamo la D2 con gli alimenti.
La vitamina D è contenuta nel pesce (tonno, salmone, sgombro), nell’olio di fegato di merluzzo, nei crostacei, nello yogurt, nei formaggi, nel latte, nelle uova, nei cereali integrali, nei funghi porcini e shitake.
Nell’intestino la vitamina D2, viene trasformata in D3, tramite il sangue giunge al fegato e poi al rene.
La vitamina D è conosciuta per il suo ruolo nell’omeostasi del calcio-fosforo (a livello dell’intestino favorisce l’assorbimento di questi due elementi), per la crescita delle ossa, ma ha anche proprietà antiinfiammatorie.
La vitamina D si lega al recettore VDR, una sorta di antenna che si trova nel nucleo delle cellule.
Però tale “antenna” per funzionare si deve legare ad un’ altra “antenna” ovvero al recettore del retinolo (vitamina A).
Il recettore VDR è presente in numerose cellule: cute, mammella, ipofisi, cellule pancreatiche, gonadi, neuroni e cellule gliali, muscolatura scheletrica, monociti circolanti, linfociti B e T.
L’assorbimento della vitamina D è influenzato dall’esposizione solare, dalle creme protettive, dagli abiti, dall’angolazione dei raggi solari (minore tra novembre-marzo).
Il deficit di vitamina D aumenta di più in inverno ed è maggiore in quelle popolazioni che vivono ad alte latitudini;
anche se ad esempio nei paesi del medio oriente, le donne che per motivi culturali e religiosi sono totalmente coperte, mostrano ipovitaminosi.
Inoltre, in estate la maggiore produzione di melanina che, assorbe i raggi UVB, riduce la sintesi di vitamina D.

Ruolo dalla vitamina D
La vitamina D non è un semplice ormone, ma agisce a livello del metabolismo e del sistema immunitario.
Agisce sulle ghiandole paratiroidee e riduce la produzione del paratormone.
Il paratormone, agisce sull’osso causando demineralizzazione e favorisce il rilascio di calcio e fosforo.
Quindi in condizioni di ipovitaminosi, c’è uno squilibrio del metabolismo del calcio e sottrazione di questo dalle ossa.
A livello muscolare, la vitamina D stimola la produzione di proteine muscolari, la forza è strettamente correlata all’ipovitaminosi, poiché si verifica perdita dei sarcomeri della muscolatura striata.
A livello intestinale, la vitamina D contribuisce a mantenere ben legate tra loro le cellule attraverso le tight junction, una sorta di collante che tiene unite le cellule; infatti il legame della vitamina al recettore VDR modula la quantità e distribuzione di tali sostanze collanti.
La vitamina D favorisce la produzione delle proteine antimicrobiche quali lisozima, catelicidine e difensine.
Tali sostanze sono prodotte nell’intestino e sono importanti per la difesa del nostro corpo dagli attacchi dei microbi.

La deficienza di vitamina D porta a cambiamenti nella composizione del microbiota intestinale e maggiore suscettibilità a patologie autoimmuni.
La mancanza del segnale della vitamina D, causato da una dieta deficitaria o per mutazione del recettore, può modificare la funzione e l’integrità della barriera intestinale.
Ciò porta i batteri intestinali a reagire alle sostanze esterne stimolando o inibendo la risposta immune.
L’epitelio intestinale è in costante interazione con l’ambiente esterno, un’adeguata integrità di barriera è importante per il mantenimento dell’omeostasi e prevenzione all’invasione o eccessiva colonizzazione da parte di specie microbiche.
Un epitelio intestinale in salute e uno strato mucoso intatto, sono fondamentali per la protezione contro patogeni.
A livello del sistema immunitario, la vitamina D inibisce i linfociti Th1 e Th17 (che sono quelli responsabili di varie patologie autoimmuni), promuove l’azione dei Treg, i primi linfociti che si formano;
La vitamina D agisce in maniera diretta sulle cellule del sistema immune promuovendo uno stato antiinfiammatorio; il mantenimento dell’equilibrio pro e antiinfiammatorio si perde in caso di carenza di vitamina D.

Come si fa l’integrazione della vitamina D?
La vitamina D è liposolubile e quindi viene sempre consigliato di assumerla con un pasto grasso.
Però dato che per poter funzionare, ha bisogno della collaborazione di due “antenne” (recettore VDR e recettore del retinolo), sarebbe opportuno assumerla in un estratto vegetale con carote, limone, o fragole, ovvero vegetali contenenti carotenoidi che sono i precursori del retinolo, cioè vitamina A.
Questo perché il recettore della vitamina D per funzionare si deve legare al recettore della vitamina A.
Inoltre diversi studi hanno dimostrato che l’assunzione di vitamina D in concomitanza con il tè verde che contiene polifenoli, incrementa la disponibilità dell’ormone attivo.
Quando però la vitamina D non viene assorbita?
In presenza di steatosi epatica, abuso di alcol, uso di diuretici, in insufficienza renale cronica, la vitamina D non viene assorbita.
Nella steatosi epatica, che si verifica in presenza di insulino-resistenza, l’eccessivo consumo di zuccheri, porta alla trasformazione di questi in trigliceridi e loro accumulo.
Il fegato di conseguenza non funziona come dovrebbe e quindi non riesce a convertire completamente la vitamina D.
Chi usa molti diuretici e ha l’insufficienza renale cronica, non riuscirà a fare la seconda conversione della vitamina D.
La vitamina D è liposolubile viene rapidamente assorbita a livello intestinale (dal duodeno e dal digiuno) e quindi distribuita attraverso la circolazione linfatica quasi totalmente al tessuto adiposo, da cui viene liberata in piccole quantità rispetto alla quota immagazzinata.
Una maggiore massa adiposa che sequestra tale vitamina, aumenta il rischio di carenza di vitamina D nei soggetti obesi.
Anche la disbiosi intestinale, incide sull’assorbimento di questa vitamina.
Quindi l’ipovitaminosi non è solo legata all’osteoporosi, ma anche al diabete, alla sindrome metabolica, alla disbiosi intestinale.
Inoltre un deficit di vitamina D può verificarsi in seguito all’assunzione cronica di steroidi o di farmaci antiepilettici e a patologie che determinano malassorbimento intestinale.
In numerose patologie si osserva carenza di vitamina D : artrite reumatoide, fibromialgia, sarcopenia, LES, osteoporosi, menopausa, tiroiditi, neoplasie, morbo di Crohn, steatosi epatica, insufficienza renale cronica.
Fonti:
https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fimmu.2019.03141/full